Valerio Castello e Andrea Sighizzi, Sala della Pace con Allegrezza e Abbondanza

Autori: Valerio Castello e Andrea Sighizzi

Titolo dell'opera: Sala della Pace con Allegrezza e Abbondanza

Data: 1655-1659

Ubicazione: Palazzo Giacomo e Pantaleo Balbi, via Balbi 4

Dimensione: nn

Tecnica: Affresco

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Descrizione dell'opera

Il grande ciclo pittorico affidato da Francesco Maria Balbi a Valerio Castello nel 1654, per il palazzo del quale era divenuto unico proprietario già vent’anni prima, rappresenta nella decorazione murale celebrativa genovese, la maturazione del pieno stile barocco. Valerio Castello, al culmine della sua più fervida e feconda attività, porta a compimento le esperienze acquisite a Milano e a Parma e successivamente perfezionate a Genova ove, come riporta Raffaele Soprani ‘si trovò preparate moltissime occupazioni che a tutt’altri avrebbero messo spavento’. Il committente, sempre secondo il Soprani, fu talmente entusiasta dell’esito della raffigurazione del Ratto di Proserpina, dipinta nella Galleria al secondo piano nobile, da affidare a Valerio la decorazione del salone e dei salotti adiacenti. Il salotto a ponente, che si affaccia sulla strada Balbi verso il Collegio dei Gesuiti, venne preposto alla celebrazione delle virtù liberali della famiglia Balbi, espresse, sempre secondo il Soprani, da ‘le tre Grazie con vari putti’, qui tradotte in Pace, Allegrezza e Abbondanza, troneggianti in uno sfondato che sembra restituire al cielo raffigurato la sua freschezza atmosferica; al di sotto e agli angoli del cornicione lobato, le quattro virtù, Fortezza, Giustizia, Prudenza, Temperanza, suggeriscono i grandi valori civili della famiglia, la quale, al momento della decorazione, non aveva di fatto ancora ottenuto incarichi politici di rilievo nel governo della Repubblica. Grande protagonista delle quadrature, degli artifici prospettici e illusivi, fu il bolognese Andrea Sighizzi, affermato decoratore ed esperto scenografo, dotato di uno spiccato senso teatrale il quale, secondo Ezia Gavazza, realizza la quadratura ‘col sistema della polifocalità dei punti di fuga...per ottenere, in dissonanza, l’ampliamento illusivo della sala con lo sfondato del cielo aperto anche sulle quattro finte aperture ad arco, inserite sulla curvatura d’innesto della volta’. L’impianto della composizione venne elaborato da Valerio con l’uso dell’antica ‘doppia diagonale’ di uso manierista (ammirata dal Castello nelle opere del Correggio e del Parmigianino), con cui vengono disposte le figure allegoriche della Pace, che si volge verso due putti portatori di un ramo d’ulivo, della Allegrezza, a sinistra, che leggiadramente sparge fiori, e dell’Abbondanza, a destra, che poggia la mano destra sopra una cornucopia ricolma di ori, e infine dei Putti che con il loro movimento completano il dinamismo della scena. Gli effetti scenici sono arricchiti da ornamentazioni ‘lumeggiate d’oro’ (R.Soprani), mentre il chiarore atmosferico della scena principale viene esaltato dal bianco, dal rosso, dal blu, dal bruno dorato, colori dominanti particolarmente amati da Valerio Castello. Difficile stabilire con precisione la cronologia dei lavori: la Sala della Pace, così come il Salone centrale e gli altri salottini adiacenti, fu iniziata probabilmente nel 1655: i lavori si protrassero fino all’autunno del 1656 allorché, terminata la dipintura delle architetture, il Sighizzi precipitosamente abbandonò la città per l’approssimarsi della pestilenza; si può immaginare che i lavori furono sospesi durante tutto il 1657 a causa delle gravissime conseguenze del contagio che sterminò circa un terzo della popolazione genovese, per poi essere portati a conclusione nel 1658. Valerio Castello, scampato alla pestilenza, sopravvisse di poco alla conclusione dei lavori nel palazzo di Francesco Maria Balbi, morì per cause a noi ignote nel febbraio del 1659; le sue spoglie vennero tumulate nella tomba di famiglia nella chiesa di San Martino d’Albaro.

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Fonti

Raffaele Soprani, Le vite de Pittori, scultori et architetti genovesi e de forestieri che in Genova operarono, Genova, 1674, pag.233: "Terminata quest'opera, non terminò già nel detto Signore il desiderio di vedere maggiori effetti dalli pennelli di questo virtuoso, che perciò dispose che le avesse a colorire le seguenti stanze, e furono due salotti, in uno le tre Grazie nel mezzo, con vari putti, e medaglie attorno"

Federigo Alizeri, Guida illustrativa per la città di Genova, 1875, pag.418: "Il Castello e il Piola, e con loro il Sighizzi, si mostran'anche in due stanze a mancina; nella prima delle quali Valerio figurò l'Abbondanza e l'Aurora e la Pace"

Federigo Alizeri, Guida illustrativa per la città di Genova, 1875, pag.417: "Per l'uopo degli ornamenti, come i Bolognesi eran cima di maestri, così il Balbi si commise del tutto in Andrea Sighizzi"

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Bibliografia

Cataldi Gallo M., Leoncini L., Manzitti C. e Sanguineti D., Valerio Castello 1624-1659 Genio Moderno, Milano 2008, SKIRA

Gavazza Ezia, Lo spazio dipinto, Genova, 1989, Sagep editrice

Gavazza E., Lamera F., Magnani L., La pittura in Liguria - Il secondo Seicento, Genova, 1990, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia

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Compilatore

Nome compilatore: Alberto Giordano

Data: Martedì 30 Novembre 2010

Nome revisore: Antonie Rita Wiedemann

Responsabile: Maurizia Migliorini

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Immagini

Affresco della Pace, Allegrezza e AbbondanzaAffresco della Pace, Allegrezza e Abbondanza

Putti

Putti

Putti a destra

Putti a destra

la Giustizia

la Giustizia

la Temperanza

la Temperanza

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022